Quando una malattia si considera professionale: chi paga e come deve comportarsi l’azienda
Nell’attuale normativa sulla sicurezza nel luogo di lavoro è inserito anche il concetto di malattia professionale, che la legge si impegna a eliminare o ridurre al minimo per la tutela della salute dei lavoratori.
In questo articolo inizieremo con la definizione di malattia professionale per poi discutere sulle responsabilità dell’azienda e del datore di lavoro.
Quando una malattia si considera professionale?
La malattia professionale è un danno che si presenta nel lavoratore in modo progressivo e la sua origine è nell’attività lavorativa svolta dalla persona. Si differenzia dall’infortunio sul lavoro che si manifesta immediatamente con un trauma ed è spesso dovuto a una causa violenta.
La malattia professionale è una patologia, che si sviluppa in seguito all’esposizione prolungata a un fattore di rischio presente in azienda. Da sottolineare è la correlazione con la propria mansione, in quanto la malattia professionale deve avere origine in occasione di lavoro.
Caratteristica principale di questa condizione è la latenza temporale tra l’esposizione al fattore di rischio e la manifestazione della malattia: può essere di pochi giorni o addirittura di anni.
Chi paga il lavoratore in caso di malattia professionale?
Le conseguenze che una denuncia di malattia professionale può comportare all’azienda e al datore di lavoro sono oneri economici o rischi di carattere giuridico.
Se la patologia porta a un’inabilità temporanea e assoluta al lavoro, il datore deve retribuire il lavoratore per i primi tre giorni di assenza, poi la copertura è garantita dall’INAIL.
Se l’inabilità è permanente parziale o assoluta, l’indennizzo è a carico dell’Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro.
Dal 4° giorno la retribuzione ammonta
- al 60% della retribuzione media per i primi 90 giorni,
- al 75% della retribuzione media dal 91° giorno fino alla guarigione.
Le prestazioni INAIL coprono cure ambulatoriali, termali e soggiorni climatici, protesi, ortesi e presidi, assegni per l’assistenza personale continuativa.
Di chi è l’eventuale responsabilità civile in caso di malattia professionale?
Quando la malattia professionale si manifesta a causa di lacune o attività scorrette nella prevenzione e protezione negli ambienti di lavoro, il datore di lavoro è civilmente responsabile per non aver tutelato “l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro” (articolo 2087 del Codice Civile).
Il datore può essere in parte esonerato dalla responsabilità civile grazie alla stipula dell’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, se gli eventi che hanno causato la patologia sono dovuti alla condotta dei lavoratori o a chi è incaricato alla sorveglianza.
L’imprenditore è sollevato dalla responsabilità civile quando viene riconosciuta ad altri una responsabilità penale (salvo eccezioni) e ne è escluso in caso di dolo del lavoratore o quando la causa dello sviluppo della malattia è una condotta al di fuori dell’attività lavorativa.
Sono previste sanzioni in caso il datore di lavoro non inoltri all’INAIL (o lo faccia in ritardo) la denuncia di malattia professionale.
Malattie professionali: riconoscerle attraverso il DVR
Il documento di valutazione dei rischi è indispensabile per riconoscere le malattie professionali
- tabellate, previste cioè in tabella e per cui scatta la presunzione legale di origine professionale (DM 9 aprile 2008, GU 21 luglio 2008),
- non tabellate, i cui oneri della prova sono a carico del lavoratore, che deve dimostrare l’origine della patologia in occasione di lavoro (Sentenze Corte Costituzionale n. 179 e 206 del 1988).
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